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- Dal seme alla cipolla
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- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca, Abisso Matinella, Lidia
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- La cipolla di Fontaneto e Cureggio. Intervista a Paola Platinetti. Paola Platinetti Mi chiamo Paola Platinetti, sono originaria qua della zona, sono sposata, ho due figli e ho iniziato cinque anni fa a coltivare frutti dell’orto, stando a casa dal lavoro per il bambino, con l’aiuto di mio marito Paola Platinetti Ho iniziato con prodotti normali ortaggi che si trovavano in commercio, Paola Platinetti poi ho sentito di questa particolarità che nella zona era coltivata e venduta in grandi quantità [la cipolla ndr] negli anni settanta Paola Platinetti il problema era riuscire a ritrovare la semente pura. Paola Platinetti Il primo anno abbiamo avuto qualche cipolla… la cipolla te la davano, non ti davano i semi e le piantine, ma la cipolla in se stessa, se ce l’avevano in più, te la davano. Paola Platinetti Abbiamo iniziato ad avere qualche cipolla e questa era molto preziosa per riuscire a fare poi la semente, però ci voleva due anni, perché con quella cipolla lì, comunque, se la conservo e poi in primavera la pianto lei fa il suo fiore e farà le sementi. Paola Platinetti Il primo anno, sono partita in ritardo, sono riuscita ad avere una cinquantina di semi da un mio vicino di casa che aveva semi addirittura di sua mamma , una persona fidata di ottant’anni, ero sicura che erano proprio quelle di Cureggio e che non erano mischiate. Paola Platinetti Prima di iniziare a recuperare io la semente erano rimaste un po’ di famiglie qua in zona… di preciso non so perché le hanno conservate nell’orto. Qua a Fontaneto non molte, la zona più coltivata è la baraggia, San Martino, scendendo più giù non veniva già più coltivata, invece su a Cureggio un po’ di famiglie c’erano anche se con un numero limitato di sementi. Paola Platinetti Piantavano una cipolla che faceva due fiori, duecento semi che tenevano per loro. Riuscire a recuperare i semi per me è stato bello, subito non mi sembrava vero che potessero arrivare così tanti produttori, se pur inizialmente abbiamo faticato un po’, sono contenta che questa cipolla venga reinserita in produzione o comunque in cucina. Paola Platinetti Per la produzione dei semi quest’anno sono stata solo io, l’anno prossimo vedrò che cosa la Pro potrà fare, penso che almeno un altro [produttore, ndr] ci sarà, adesso non so come organizzano perché hanno loro [la Pro Loco ndr] in mano la gestione Paola Platinetti Inizialmente ad avere le prime piantine eravamo in due, dei vivai grossi da 15,000-20,000 [acri/ettari? ndr], eravamo noi ed un altro mio vicino molto esperto. Paola Platinetti Tutto questo lavoro al momento è fatto da me e mio marito con un piccolo aiuto di mio cognato che ha un po’ di attrezzi e ci aiuta. Il lavoro più grosso è piantare, perché si ha di una piantina piccolissima a radici nude, bisogna piantarne una ad una avendo molta attenzione, quest’anno abbiamo preso la macchina e ci siamo un attimino velocizzati, altrimenti non saremo riusciti a venire in contro alla produzione, è un lavoro molto lungo se effettuato manualmente. Paola Platinetti Per riuscire a recuperare il seme, ho dovuto prendere delle cipolle più belle, più particolari, bisogna conservarle per tutto l’inverno al fresco e soprattutto, al buio, cosicché non inizino a germogliare; all’inizio del caldo, a febbraio, quando inizia il movimento della la primavera, loro lo sentono e iniziano a germogliare, allora si piantano subito in pieno campo, il posto migliore, non in serra, non al coperto, ma in pieno campo. Paola Platinetti Si piantano, si aspettano pochi giorni per farle abituare alla terra, loro rigermogliano e vanno “in canna” e iniziano a fare questa canna alta con il suo bocciolo, fanno il fiore, bisogna mettere un bastone a cui verrà legata con cura la pianta prima che vada giù che si rompa, perché è molto delicata. Paola Platinetti Il fiore verrà impollinato, poi secca e dentro ogni fiore ci sono due o tre semi neri. Nel momento in cui comincerà a girarsi, prima che cadano bisognerà avere cura, verso agosto quando c’è molto caldo, loro seccano; bisogna ritirarli per conservarli e sgranarli per poi avere il seme per la prossima produzione, l’anno dopo. Paola Platinetti Sentendo le persone anziane, loro seminano in luna calante di dicembre, la luna della Madonna, loro considerano l’otto dicembre come punto di riferimento, in quella settimana lì. Paola Platinetti Questo è il primo vivaio, che bisognerebbe fare in serra: Una volta venivano coperte solo con la “sporcizia” della meliga, le mettevano semplicemente in pieno campo e gli mettevano su un po’ di sporcizia, poi all’inizio della primavera le pulivano ed ottenevano le piantine. Paola Platinetti Io le metto in serra o se no in pieno campo per febbraio, il periodo di carnevale, con la luna di carnevale o di inizio marzo, dipende dal tempo, se fa molto freddo, anche i primi di marzo, non più tardi però, perché la piantina ha bisogno di essere spostata entro aprile-maggio altrimenti non riuscirà a “lavorare” nel modo giusto. Paola Platinetti Per la raccolta bisogna dare uno sguardo alla vegetazione verde, noi diciamo la bruija, che s’abbassa, deve stare abbassata per quindici giorni e quando questa inizia a seccare ed è abbassata le cipolle sono mature. Paola Platinetti Io ho sempre sentito così, bisogna toccare dove inizia la bruija e quando è giù e inizia a seccare, bisogna toglierle e farle asciugare un po’ in campo, con il sole, che almeno se ci dovesse essere qualche segno si cicatrizzano e la cipolla è sana e secca e allora si può ritirare. Paola Platinetti Ora che ho iniziato questa attività spero di portarla avanti al meglio. Sono piantine molto delicate, bisogna stare attenti anche all’erba, anche solo l’erba le rovina, devono essere più pulite possibile, perché anche solo le radici dell’erba le possono danneggiare, c’è parecchio lavoro da fare. Paola Platinetti Mi fa piacere e, sinceramente, non pensavo che i giovani si sarebbero interessati a questa avventura, quando ci è stato detto che c’era da cercare nuovi produttori sono rimasta un attimino (…) e invece sono proprio i giovani che sono interessati ad iniziare e ci credono più di tutti, sembra che ci credano molto a questa iniziativa. Paola Platinetti Personalmente all’inizio non mangiavo cipolle perché non le digerivo, non mi piacevano, ma adesso se nell’insalata non c’è la cipolla non la mangio, ho iniziato solo da qualche anno a questa parte perché prima le altre in commercio non riuscivo a digerirle, invece questa è veramente buona, gustosa e non mi dà problemi di digestione. Paola Platinetti In questa avventura, io e mio marito da soli, o anche con il sono aiuto del Gianluca, non saremmo mai riusciti ad ottenere un presidio, magari a venderla sì, ma avere un presidio secondo me no, era praticamente impossibile; sono stati fondamentali l’aiuto della Pro Loco, dell’Organizzazione… comunque c’erano alcuni che si intendevano di agricoltura con i quali abbiamo parlato, si è fatto un lavoro assieme... Paola Platinetti e hanno iniziato a piantarla un pochettino. Il primo anno gli ho dato io alcune piantine di prova appunto per vedere se gli cresceva anche a loro, se poteva sembrare una cosa fattibile, hanno visto che comunque nella maggior parte dei casi sono riusciti a farla quasi meglio di me, non proprio meglio, ma molto bene, ed è a quel punto che si sono interessati, il loro aiuto è stato fondamentale, senza di loro sicuramente non avremmo ottenuto il presidio. Paola Platinetti Pur essendo riuscita a recuperare la semente ed essendo riuscita a piantarla, non ci sarebbe stata nessuna possibilità se lo avessi fatto da privata. Paola Platinetti Io la cipolla la uso cruda;ne ho fatto una marmellata molto buona, una marmellata agrodolce da servire con i formaggi, mi è uscita veramente bene e magari ci proverò ancora quest’anno se riesco ad avanzare qualche cipolla; poi c’è la frittata, ci sono parecchi usi, ma la cosa migliore penso che sia la fritura (soffritto, ndr). Qui la fanno sciogliere assieme al maiale, è la cosa migliore, perché si scioglie perfettamente, non rimangono i grumi di cipolla in bocca per cui la mangiano tutti, anche i bambini. Paola Platinetti Mi piace andare in campo per la raccolta, è molto bello, le cipolle si vedono tutte fuori dalla terra, non so se avete visto delle foto, queste cipolle… vengono completamente fuori, te vedi già cosa raccogli, non è la sorpresa del bulbo sotto. L’anno scorso sono state raccolte praticamente tutte, ognuna di cinque o sei etti, veramente pesanti, era bello, non ti veniva voglia di fermarti per una pausa, non sentivi il mal di schiena perché dicevi «cavolo tutte belle»; una tirava l’altra, per riuscire a vedere, magari a trovare la più grossa, il mio scopo era quello di trovare la più grossa. Paola Platinetti Io, la cipolla, quando la raccolgo, devo farla asciugare bene. Le radici devono essere perfettamente asciutte. Le giro così se c’è qualcosa di umido va ancora fuori. Le metto sotto al portico all’ombra in un luogo molto arieggiato. Dopo quando la bruija è secca, secca, secca, in genere, faccio le reste, quindi prendo la corda e le intreccio, come mi ha insegnato mia zia, anche lei faceva così; le mettiamo in alto, nel portico, dove c’è molta aria per tenerle ad asciugare e soprattutto deve essere asciutta questa bruija, perché se ha ancora dentro acqua porta marciume. Devono essere secche, secche, secche quasi che si staccano per essere sicuri che è una cipolla sana che si conservi bene nel tempo.
- Date
- 2015
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- Title
- Dalla terra alla tavola (parte 1). Abbandonare un sistema economico fallimentare per l'uomo
- Author
- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca, Abisso Matinella, Lidia
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- Dalla terra alla tavola (parte 1). Abbandonare un sistema economico fallimentare per l'uomo. Gianluca Zanetta L'agricoltura una risorsa per il Piemonte Gianluca Zanetta Da un modello economico industriale malato all'agricoltura Gianluca Zanetta Ristrutturare un cascinale per preservare e valorizzare un territorio Gianluca Zanetta Capre, fassone e agricoltura intensiva per una produzione completa Gianluca Zanetta Filiera completa: dal latte di capra alla trasformazione alla tavola Gianluca Zanetta L'agriturismo consuma solo cibo prodotto internamente e da produttori locali Gianluca Zanetta Fino a qualche anno fa il vino locale era poco considerato: noi abbiamo 350 cantine locali Gianluca Zanetta Vino erbaluce e vitigno nebbiolo Gianluca Zanetta Il compito di un agriturismo è rappresentare il proprio territorio
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 2). Coltivare senza diserbanti
- Author
- Ghiardo, Luca, Ramazio, Beatrice, Percivalle, Luca
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- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 3). Storia del riso Maratelli. Eusebio Francese Il mercato del riso Eusebio Francese Storia del riso Maratelli Eusebio Francese Fare il seme del riso Eusebio Francese Maratelli unico riso scelto per essere migliore, non il più produttivo Eusebio Francese Ogni riso ha caratteristiche differenti! Eusebio Francese Mai quantità, solo qualità Eusebio Francese Riso invecchiato bene è migliore di quello nuovo Eusebio Francese Riso recente da noi Eusebio Francese Da poco si realizzano prodotti a base di derivati Eusebio Francese Un patito delle selezioni antiche
- Date
- 2015
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- MovingImage
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- Rane, la carne della risaia (Parte 1). Un sessantottino a caccia di rane nel novarese
- Author
- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca
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- Rane, la carne della risaia (parte 1). Un sessantottino a caccia di rane nel novarese. Mauro Caneparo 35 anni informatico in Pavesi Mauro Caneparo Dopoguerra: povertà e alimentazione ripetitiva Mauro Caneparo Carpe in carpione Mauro Caneparo I tempi cambiano: il Sessantotto Mauro Caneparo Rane, la carne dei poveri Mauro Caneparo La rana è entrata in me con il latte materno Mauro Caneparo Brodo di rana Mauro Caneparo Pescare le rane con lo zio Mauro Caneparo Andare per rane è come andare per tartufi: tutto è segreto Mauro Caneparo Tecniche di cattura: la bacchetta, far ballare il ranino Mauro Caneparo Prendere la biscia! Mauro Caneparo Prendere le gallinelle, i pulet Mauro Caneparo Tecniche di cattura: con l'acetilene di notte Mauro Caneparo Tecniche di cattura: con la "butarola" (il guadino) Mauro Caneparo Tecniche di cattura: in inverno, sotto alla paglia Mauro Caneparo Rane d'allevamento e rane pescate Mauro Caneparo Le rane si catturano solo nei mesi senza la lettera R Mauro Caneparo La raganella di S. Giovanni, il "giuanin", non si mangia Mauro Caneparo La rana "piscia" una sostanza urticante
- Date
- 2015
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- MovingImage
- Title
- Videointervista a Giuseppe Verzetti - Gipòt (2° parte)
- Author
- Raiteri, Piero
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- Giuseppe Verzetti Videointervista (Piero Raiteri) a GIUSEPPE VERZETTI Gipòt (1925), contadino, Villa del Foro, 22.5.015. (SECONDA PARTE) Giuseppe Verzetti Cunvinè voleva dire aggiungere bicchiere di vino nelle minestre (sirbì) Giuseppe Verzetti Agnolotti di stufato a Carnevale: si comprava la carne di cavallo a Solero Giuseppe Verzetti Si mangiava anche il gatto, d’inverno: si teneva 8 gg. nella neve poi si faceva stufato e si consumava in una ribòta fra amici. Una pentola piena di coniglio e un’altra di gatto Giuseppe Verzetti In paese c’era anche chi andava a disotterrare le bestie morte di parto (vitelli, fassoni) Giuseppe Verzetti Salamini di vacca Giuseppe Verzetti Si era poveri, ma onesti e allegri! Giuseppe Verzetti Erbe commestibili: duneti, dencc’d can, sicòria selvatica, sarzet, vertiz o brasabòsc Giuseppe Verzetti Pane nero, solo in tempo di guerra, per razionamento. Berbaià o segale: si metteva come beverone alle bestie da stalla, per dar loro energia Giuseppe Verzetti Pesca nel fiume: 10-12 burchielli in paese. Si pescava con la bilancia, con il pusau (rete a strascico, a sacco, con manico lungo 3-4m), gli anasòt e i bartavé Giuseppe Verzetti In Belbo, all’imbocco col Tanaro, si pescavano molti stricc buoni in frittura e messi in carpione
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage