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- Title
- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 2). Coltivare senza diserbanti
- Author
- Ghiardo, Luca, Ramazio, Beatrice, Percivalle, Luca
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- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 3). Storia del riso Maratelli. Eusebio Francese Il mercato del riso Eusebio Francese Storia del riso Maratelli Eusebio Francese Fare il seme del riso Eusebio Francese Maratelli unico riso scelto per essere migliore, non il più produttivo Eusebio Francese Ogni riso ha caratteristiche differenti! Eusebio Francese Mai quantità, solo qualità Eusebio Francese Riso invecchiato bene è migliore di quello nuovo Eusebio Francese Riso recente da noi Eusebio Francese Da poco si realizzano prodotti a base di derivati Eusebio Francese Un patito delle selezioni antiche
- Date
- 2015
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- MovingImage
- Title
- Rane, la carne della risaia (Parte 1). Un sessantottino a caccia di rane nel novarese
- Author
- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca
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- Rane, la carne della risaia (parte 1). Un sessantottino a caccia di rane nel novarese. Mauro Caneparo 35 anni informatico in Pavesi Mauro Caneparo Dopoguerra: povertà e alimentazione ripetitiva Mauro Caneparo Carpe in carpione Mauro Caneparo I tempi cambiano: il Sessantotto Mauro Caneparo Rane, la carne dei poveri Mauro Caneparo La rana è entrata in me con il latte materno Mauro Caneparo Brodo di rana Mauro Caneparo Pescare le rane con lo zio Mauro Caneparo Andare per rane è come andare per tartufi: tutto è segreto Mauro Caneparo Tecniche di cattura: la bacchetta, far ballare il ranino Mauro Caneparo Prendere la biscia! Mauro Caneparo Prendere le gallinelle, i pulet Mauro Caneparo Tecniche di cattura: con l'acetilene di notte Mauro Caneparo Tecniche di cattura: con la "butarola" (il guadino) Mauro Caneparo Tecniche di cattura: in inverno, sotto alla paglia Mauro Caneparo Rane d'allevamento e rane pescate Mauro Caneparo Le rane si catturano solo nei mesi senza la lettera R Mauro Caneparo La raganella di S. Giovanni, il "giuanin", non si mangia Mauro Caneparo La rana "piscia" una sostanza urticante
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 2). Coltivare senza diserbanti
- Author
- Ghiardo, Luca, Ramazio, Beatrice, Percivalle, Luca
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- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 2). Coltivare senza diserbanti. Eusebio Francese Progettare e realizzare un essicatoio innovativo Eusebio Francese Primo a smettere l'uso dei diserbanti Eusebio Francese Coltivare senza diserbanti: conseguenze economico produttive Eusebio Francese Macinare a pietra Eusebio Francese Varietà di riso coltivate dall'azienda: Balilla, Baldo, Vialone nano, Maratelli, Gange (il primo aromatico), Riso rosso Sant'Eusebio Eusebio Francese Analisi dell'Ente risi sul riso rosso Eusebio Francese Il Carnaroli per le insalate di riso è insuperabile Eusebio Francese Maratelli è il miglior riso, ma è inscritto in pochi ettari Eusebio Francese Un altro riso valido è Vialone nano, per esempio per la paella si presta che è una meraviglia Eusebio Francese Proprietà del riso rosso
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Rane, la carne della risaia (Parte 2). Dal tempo quotidiano al tempo festivo
- Author
- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca
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- Rane, la carne della risaia (parte 2). Dal tempo quotidiano al tempo festivo. Mauro Caneparo Quando si portavano a casa le rane Mauro Caneparo La rana può essere cucinata (rane fritte, in pastella, al pomodoro, ripiene, in carpione, brodo di rane Mauro Caneparo La rana era la carne dei poveri Mauro Caneparo Il ghiaccio Mauro Caneparo Le donne anziane pescavano le rane, non i mariti! Mauro Caneparo Riso con le rane Mauro Caneparo Estinzione delle rane causata da diserbanti e aratura autunnale dei campi Mauro Caneparo Da carne dei poveri a cibo della festa Mauro Caneparo Le rane si friggevano con lo strutto di maiale Mauro Caneparo Per me le rane sono un salto indietro nel tempo Mauro Caneparo In inverno le rane scelglievano le risaie con la terra giusta Mauro Caneparo Le rane sono curiose Mauro Caneparo Nutrienti della rana
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 1). Investire e sperimentare per migliorare
- Author
- Ghiardo, Luca, Ramazio, Beatrice, Percivalle, Luca
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- Eusebio Francese, Cascina Canta (parte 1). Investire e sperimentare per migliorare. Eusebio Francese Nasce in Francia nel 1925 poi vari trasferimenti in Italia Eusebio Francese Debiti o investimenti: il primo frigo per il burro Eusebio Francese Sciopero mondine Eusebio Francese Le prime mietitrebbie Eusebio Francese Coltivazione del riso in acqua alta Eusebio Francese Primi diserbanti Eusebio Francese 1966 Cascina Canta a Gionzana, Novara
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Videointervista a Giovanna Pero Verzetti (2° parte)
- Author
- Raiteri, Piero
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- Giovanna Pero Verzetti Videointervista (Piero Raiteri) a GIOVANNA PERO VERZETTI (1937), casalinga, Alessandria, 20.5.2015 (SECONDA PARTE) Giovanna Pero Verzetti Ogni famiglia allevava un maiale per uso alimentare, a macellarlo veniva poi il masaghen, uno di fuori Giovanna Pero Verzetti Tutti coltivavano l’orto per avere verdure ad uso domestico. Tanti cavoli: ina muntagna’d vèrz!. con la neve si frollavano bene, e allora, insalate con acciuga e cavoli tritati, ma anche sancrau con i salamini Giovanna Pero Verzetti Con i pomodori dell’orto d’estate si faceva la salsa in casa, cuocendola a lungo nella caudera. Erbe dei campi sì, specie i denti di cane. Quelli che avevano le vacche nella stalla facevano anche il burro Giovanna Pero Verzetti Tanti pescavano in Tanaro, con la barca o burcé. Le carpe messe in carpione Giovanna Pero Verzetti C’erano anche i cacciatori, che poi andavano a vendere in città le lepri abbattute Giovanna Pero Verzetti Non mancavano i cercatori di tartufi (trifule) e di funghi, come le spugnole (springori) Giovanna Pero Verzetti C’erano anche i cantori, che cantavano stornelli ma anche arie d’opera, come suo zio Niculon. Qualche donna cantava gli strambotti (stramòt) ma lei non li ricorda Giovanna Pero Verzetti Tra i mangioni del paese si distingueva Mariu der Plicon, alto e magro, insaziabile! Giovanna Pero Verzetti Intervista sui blasoni popolari: i Taschet di Casalbagliano e i Ciflon dra Vila Giovanna Pero Verzetti La pietra di Santa Varena nella facciata della chiesa, considerata terapeutica contro il mal di schiena Giovanna Pero Verzetti Pane di Natale: sì, ma non ricorda
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Videointervista a Giovanna Pero Verzetti (3° parte)
- Author
- Raiteri, Piero
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- Giovanna Pero Verzetti Videointervista (Piero Raiteri) a GIOVANNA PERO VERZETTI (1937), casalinga, Alessandria, 20.5.2015 (TERZA PARTE) Giovanna Pero Verzetti si parla dei soprannomi delle famiglie di Villa del Foro
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Una pasta madre centenaria per un pane quotidiano (Parte 1). Laurea, Master e tanta passione per un pane speciale
- Author
- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca, Porporato, Marta
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- Una pasta madre centenaria per un pane quotidiano (parte 1). Laurea, Master e tanta passione per un pane speciale Davide Garzino Mi chiamo Davide Garzino, sono nato nel 1969, ho 45 anni. Sono laureato in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino. Ho preferito essere un panettiere proprio in questo laboratorio, come i miei genitori e mio nonno. Nella casa qui dietro si panificava già da prima dell’Unità d’Italia (dal 1842) Davide Garzino Nonostante i miei studi: le superiori a Mondovì, il politecnico a Torino e un master post-laurea in Business Administration, alla fine non sono mia riuscito a staccarmi dalle mie radici e da questo lavoro Davide Garzino Non ho mai provato a fare l’ingegnere nonostante abbia sostenuto molti colloqui e abbia avuto la possibilità di lavorare in alcune aziende. Amo sia il mio lavoro che il posto dove vivo e sono contento della mia scelta Davide Garzino Sono cresciuto in questa casa, qui ho appreso l’arte della panificazione e della pasticceria. Già da bambino, durante le vacanze estive, giocavo con questo mestiere Davide Garzino Dalle superiori in avanti ho preso il lavoro più seriamente. Nel periodo dell’università, finita la sessione degli esami, mi cimentavo già abbastanza Davide Garzino Ho imparato a fare il pane come si impara a camminare, senza accorgermene. Ho sempre visto mio padre farlo e, per imprinting, ho imparato anch’io Davide Garzino Mio papà è mancato nel 2000 e a quel punto ho iniziato veramente a mandare avanti l’attività. In questo panificio si è sempre usato il lievito naturale Davide Garzino Per ambizione personale, e perché ritengo che l’insegnamento abbia una grande importanza, ho seguito dei corsi sulla panificazione, sul lievito e sulla pasticceria Davide Garzino Fondamentale è stata l’impronta che mi ha lasciato mio padre, una persona che ci credeva davvero, che ci metteva amore e passione Davide Garzino Ho imparato in automatico, senza accorgermene. Vedevo la sua affezione nei gesti, mi piaceva, mi sembrava una vita ricca di soddisfazione e senso. Vedevo mio padre, la sera faceva il lievito, poi lo metteva su quel tavolo a riposare e poi prima di andare a dormire faceva ancora un giro. Alzava la tela, il canovaccio, e controllava che stesse lievitando bene. Insomma lo trattava quasi come qualcosa di vivo. Così, poco per volta, è entrata dentro di me l'affezione per questo lavoro Davide Garzino Ci sono momenti in cui il lavoro è più frenetico; s’inizia il mattino presto e si finisce la sera tardi, talvolta si è stanchi e stressati. Ma questo è parte integrante di tutte le attività. Tendenzialmente è un lavoro che segue un po’ il corso delle stagioni Davide Garzino Mi ricordo che da bambino, quando tornavo a casa da scuola, verso la mezza, vedevo mio padre e il suo aiutante che lavoravano. Magari fuori nevicava e qui dentro c’era il pane appena sfornato e il tepore del forno con i grissini che cuocevano dentro in tutta tranquillità. Questi sono momenti piacevoli, ancora oggi vivi in me Davide Garzino Certe volte il lavoro era duro. Sinceramente un po’ mi spaventava la fatica. Però ho capito che quando una cosa la si fa volentieri, la fatica diventa relativa. Normalmente gli orari non mi pesano, non me ne accorgo. Non inizio prestissimo, mediamente intorno alle 5:30, nel primo pomeriggio finisco e mi resta del tempo libero Davide Garzino Quando, come nel mio caso, il lavoro è parte di te, vivi lavorando e lavori vivendo Davide Garzino Un ingegnere, nell’immaginario collettivo, potrebbe avere una collocazione, una considerazione maggiore rispetto ad un panettiere; questo è un problema che non mi pongo Davide Garzino Mi ricordo una scena divertente di quando sono andato alla presentazione del Master di business administration. Eravamo una ventina di persone, tutte laureate, molti stavamo già lavorando. Ognuno di noi doveva presentarsi e tutti lo facevano come direttori o responsabili di aziende o cose del genere Davide Garzino Quandoarriva il mio turno, ho detto: «io faccio il panettiere». Tutti mi hanno guardato increduli e stupiti, allora ho aggiunto: «si, ma col forno a legna!» Davide Garzino Di sicuro gli studi servono sempre perché ti lasciano qualcosa dentro. che è sempre un baglio che va ad aggiungersi..., non è che lo studio ti toglie qualcosa. In questo mestiere non applico le equazioni quantistiche o il calcolo delle equazioni differenziali, però è sempre un qualcosa che si va ad aggiungersi al proprio bagaglio culturale, anche dal punto di vista organizzativo, che influenza positivamente il modo di pensare. Tutti i giovani prima di intreprendere la propria strada dovrebbero studiare Davide Garzino Per fare il pane non esiste solo l’algoritmo dal punto di vista tecnico: ci sono diversi e molteplici modi! Io, però, credo che l’ingrediente principale non siano né la farina, né l’acqua, né il sale, ma che sia lo stato d’umore del panettiere che lo fa: se è di buon umore, farà sempre un buon prodotto Davide Garzino Lo stato d’animo dell’artigiano, del panettiere, che mette le mani in pasta è fondamentale per la riuscita finale del prodotto. È chiaro che se il lavoro è fatto volentieri, se si è ben disposti nel farlo, il pane verrà bene Davide Garzino Quando si sforma il pane, soprattutto quello di un certo formato, ti rendi conto se è venuto in maniera perfetta, quando senti che scricchiola, in gergo, diciamo “il pane canta” Davide Garzino Mangio pane abitualmente, sia nei pasti che fuori pasto. Non sempre riesco ad assaggiare le mie prove perché, appena sfornato, il gusto è falsato e spesso Raffaella, mia sorella e commessa del panificio, lo vende tutto Davide Garzino Lo assaggio sempre quando uso delle farine caratteristiche, come quella di castagne, o farine di grani duri che provengono dalla Sicilia, che hanno dei gusti molto caratterizzanti (che vanno mischiati con altri tipi di farine). Questo per rendermi conto se l’impasto è ben dosato, se è equilibrato Davide Garzino I supermercati vendono un pane che per il 90% arriva da zone diverse dell’Europa, in particolare dalla Romania. Questo discorso è seguito, non solo dal pane, ma anche dagli altri alimenti. Purtroppo, al giorno d’oggi, cercando di solo profitto economico, si pass sopra a tutto, a discapito della salute e del benessere delle persone Davide Garzino Gli alimenti sono prodotti nel peggiore dei modi, l’importante è il guadagno, i soldi. Purtroppo non tutti hanno una cultura legata all’alimentazione o su come debba essere fatto il pane Davide Garzino Nei supermercati acquistiamo ogni giorno cose di cui non conosciamo l’origine, non badiamo a quanto vada in tasca ai produttori né all’assenza del valore aggiunto, niente amore, nessuna passione Davide Garzino Quando realizzo i miei prodotti li faccio con il pensiero di fare qualcosa di buono, qualcosa che “faccia bene” a chi lo consumerà; per questa ragione scelgo con cura le materie prime Davide Garzino Nel corso dei secoli il pane ha sempre rappresentato il cibo per eccellenza Davide Garzino “Buono come il pane” sta a significare che va bene, è una persona affidabile, che non ti tradirà in nessuna occasione Davide Garzino È una metafora che sta a dire come la miglior compagnia che si può avere, quando ad esempio si va a camminare in montagna, è un pezzo di pane nello zaino, che toglie sempre la fame più grande Davide Garzino Non mi è mai successo di trovarmi a dialogare col pane o con la pasta che sto preparando. Però più volte mi sono trovato a dialogare col forno Davide Garzino Quando si mettono a bruciare tipi particolari di legna nel forno (ad esempio varietà di faggio o certi tipi di castagno selvatico), questi scoppiettano Davide Garzino Quando arrivo nel panificio, in quelle mattine invernali un po’ buie, nevose, fredde, accendo il fuoco e questa fiamma scoppiettante sembra parlarmi. Allora, faccio qualche ragionamento ad alta voce, col forno Davide Garzino Quando vedo il “pastino animato”, con la pasta sul tavolo, il pane sull’erca, il forno acceso, sono contento, mi fa stare bene. Non ho mai pensato di sfamare una valle, ma dal punto di vista più intimo mi sento bene Davide Garzino Certe volte, mi pare quasi di sentire le presenze di mio padre e mia madre che si aggirano benevolmente Davide Garzino Certe volte nel pomeriggio, che non ho da lavorare, mi siedo nel pastino a leggere o a riposare, e mi sento bene
- Date
- 2014
- Type
- MovingImage
- Title
- Videointervista a Giuseppe Verzetti - Gipòt (3° parte)
- Author
- Raiteri, Piero
- Text
- Giuseppe Verzetti Videointervista (Piero Raiteri) a GIUSEPPE VERZETTI Gipòt (1925), contadino, Villa del Foro, 22.5.015. (TERZA PARTE) Giuseppe Verzetti I pesci li preparava e li portava a vendere Muchina, madre di Pidòtu Pietro Camagna, gran pescatore. Buoni d’estate nei pranzi dei trebbiatori (15-20 persone) Giuseppe Verzetti Alluvioni del Tanaro: cascine isolate la Valgian-na (tenuta Paradiso), la Berbon-na, la Savella. Pipen er miradur, fratello del padre di Rapetti, morto nel 1947. Vilòt Suo padre Pietro Verzetti, 1885, mutilato e invalido di guerra
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Videointervista a Giuseppe Verzetti - Gipòt (1° parte)
- Author
- Raiteri, Piero
- Text
- Giuseppe Verzetti Videointervista (Piero Raiteri) a GIUSEPPE VERZETTI Gipòt (1925), contadino, Villa del Foro, 22.5.015. (PRIMA PARTE) Giuseppe Verzetti Alimentazione tradizionale fra le due guerre: non c’era l’abbondanza, ma non si faceva neanche la fame. Ogni famiglia aveva l’orto e allevava qualche gallina e qualche coniglio Giuseppe Verzetti Una sua parente faceva i capponi e li andava a vendere in città, comperando merluzzo e acciughe. Dolci delle feste: ra pula per Pasqua e er crumbòt per Natale Giuseppe Verzetti In paese erano attivi due forni: uno sulla strada per Oviglio, l’altro in via Maestra, dirimpetto al fiume. Si panificava in casa una volta alla settimana e si portava a cuocere al forno. Forme di pane più usate: cagnulen, vianeiza, navet con 4 curgnùa Giuseppe Verzetti La mostarda fatta col mosto di vino, con dentro pezzi di zucca e di frutta (fichi verdi, pere) Giuseppe Verzetti D’inverno si consumava l’areng cotto sulla brace, con contorno di insalata di cipolla cotta; il sarac, grossa acciuga affumicata; i pavron mujà nei graspi, conservati in grosse pentole di coccio, a strati Giuseppe Verzetti Molto usata anche la bagna cauda, sia in famiglia che fra amici Giuseppe Verzetti Al ribòti, cene invernali in compagnia, a base di lepre, maiale ecc. Giuseppe Verzetti Vigne in paese: due o tre per famiglia. Zone vitate: Cirano, Bogliole, San Damiano, Groppello: terre un po’ rosse adatte a produrre barbera, lambrusca, senren-na. Uve da pasto: moscato d’Amburgo, alienga. Vino Mericanen, rosatello Giuseppe Verzetti Si vinificava ad uso famiglia: dopo il primo vino, il secondo smuovendo i graspi e aggiungendo acqua e zucchero; poi terzo vino: mes-cia senza gradi, da bere subito (buona con le castagne cotte)
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
- Title
- Videointervista a Giuseppe Verzetti - Gipòt (2° parte)
- Author
- Raiteri, Piero
- Text
- Giuseppe Verzetti Videointervista (Piero Raiteri) a GIUSEPPE VERZETTI Gipòt (1925), contadino, Villa del Foro, 22.5.015. (SECONDA PARTE) Giuseppe Verzetti Cunvinè voleva dire aggiungere bicchiere di vino nelle minestre (sirbì) Giuseppe Verzetti Agnolotti di stufato a Carnevale: si comprava la carne di cavallo a Solero Giuseppe Verzetti Si mangiava anche il gatto, d’inverno: si teneva 8 gg. nella neve poi si faceva stufato e si consumava in una ribòta fra amici. Una pentola piena di coniglio e un’altra di gatto Giuseppe Verzetti In paese c’era anche chi andava a disotterrare le bestie morte di parto (vitelli, fassoni) Giuseppe Verzetti Salamini di vacca Giuseppe Verzetti Si era poveri, ma onesti e allegri! Giuseppe Verzetti Erbe commestibili: duneti, dencc’d can, sicòria selvatica, sarzet, vertiz o brasabòsc Giuseppe Verzetti Pane nero, solo in tempo di guerra, per razionamento. Berbaià o segale: si metteva come beverone alle bestie da stalla, per dar loro energia Giuseppe Verzetti Pesca nel fiume: 10-12 burchielli in paese. Si pescava con la bilancia, con il pusau (rete a strascico, a sacco, con manico lungo 3-4m), gli anasòt e i bartavé Giuseppe Verzetti In Belbo, all’imbocco col Tanaro, si pescavano molti stricc buoni in frittura e messi in carpione
- Date
- 2015
- Type
- MovingImage
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