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Title
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Aguaplano - pag.5
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Author
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Conte, Paolo
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Non ho una lira, questa è la realtà… scusa, paga tu… scusa, paga tu… Non si guadagna con le note «blue»… du-du-du du-du-du… Ancora un’altra caccia apache, la silenziosa caccia apache… donna che sai di vincere tu, offri di più… Che vuoto, che grande vuoto, non ho sentieri in questa città… che mani, che belle mani, falle parlare ancora con me…
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Date
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1987
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Type
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Title
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La malora - pag.79
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Author
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Fenoglio, Beppe
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doppio sul lavoro e Tobia si lasciò prender dall'onta e mi fissò un premio di tre scudi, a darmeli dopo i raccolti. Cosí potevo fare un po' piú bella figura e dare qualche soddisfazione a Fede; come quella volta che la portai a Cappelletto a veder la lanterna magica di quell 'uomo di Roddino, e per due soldi a testa ci vedemmo la caccia alla volpe e la donna che faceva correre
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Date
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1954
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Type
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Title
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Fiabe piemontesi - pag.51
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Author
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Arpino, Giovanni
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delle feritoie nel castello di Milano, tutte rotte e così buonanotte. Il palazzo incantato C'era una volta un re che aveva un figlio di diciott'anni. Non lo voleva mai a caccia con sé, ma dopo molte preghiere da parte del ragazzo lo lasciò andare, affidandolo al capocaccia. Il giovane va, ma dopo poco prende a fare per conto suo. Tira, non piglia nulla ed ecco che vede un leprotto, ma così piccolo
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Date
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1982
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Type
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Title
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Fiabe piemontesi - pag.64
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Author
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Arpino, Giovanni
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un grosso albero cavo, lei lo vede questo albero cavo, pensa: "Mi ficco lì dentro". Si nasconde, l'albero si rinchiude, e in fondo le lascia un buco in cui può passare una pagnotta di pane. Il figlio del re va a caccia, i cani si mettono a correre a correre. Va lì, al principio di questa boscaglia, e aiutami gambe, corre dietro ai cani, ma dopo non li vede più, passa un po
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Date
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1982
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Type
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Title
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Fiabe italiane - pag.29
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Author
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Calvino, Italo
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Text
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regina, non voleva rassegnarsi. Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre figli: - Portateli alle vostre fidanzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l'avrà allevato meglio sarà regina. Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso grande e grosso, perché il pane non gli era mancato; quello della tessitrice, tenuto
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Date
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1993
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Type
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Text