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- Fiabe piemontesi - pag.56
- Author
- Arpino, Giovanni
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- ?» domanda il re degli uccelli. E l'aquila: «Io sono donna e sono aquila, sono guerriera e lavandaia, sono quello che voglio e vi dico che tra tre giorni la regina delle tre montagne si sposa». Il giovane vorrebbe raggiungere la regina. L'aquila risponde: «Ti porto io. Ma tutte le volte che ti chiederò pane dovrai darmi pane. Tutte le volte che ti chiederò carne mi darai carne. Tutte le volte
- Date
- 1982
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- Title
- Fiabe italiane - pag.40
- Author
- Calvino, Italo
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- io come fare a prenderli. Faccia mettere la carne a cento lire la libbra. Chi l'andrà a comperare sarà il ladro. Il Re fa mettere la carne a cento lire la libbra, e nessuno comprava più carne. Finalmente gli dicono che a una macelleria è andato a comprar carne un frate. Portacalcina disse: - Era certo Cric o Croc travestito.
- Date
- 1993
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- Title
- Parole d'amore scritte a macchina - pag.3
- Author
- Conte, Paolo
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- MA SI T’A VO’ SCURDÀ Oggi non ho voglia di patate ogni sfizio non c’è più, ogni sfizio non c’è più… tanto per gradire, qualche briciola… ma lo sfizio non c’è più, ma lo sfizio non c’è più… Mangiar dovresti, ammazzu stu penziere, carne arrosto e’ caribù, carne arrosto e’ caribù… va ’bbuono nu bicchiere e’ vino niro?... E per non penzarci più, è per non penzarci cchiù… Ma si t’a vo’ scurdà
- Date
- 1990
- Type
- text
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.22
- Author
- Arpino, Giovanni
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- , leoni, bisce grosse una gamba. Mirabé consiglia alla ragazza di portare con sé del burro per ungere le porte e della carne, e questa gli dà retta. Passa la prima porta, uhuhuhu fà il lupo e lei gli dà la carne, il lupo si calma. Passa la seconda porta, orrrr fa il leone, lei gli dà la carne e il leone si acquieta. Quando poi è dentro la casa della maga non mangia niente di ciò che questa le offre
- Date
- 1982
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- Title
- I penultimi - pag.13
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- I PENULTIMI 155 volta: - Di me si può veramente dire che ho troppa carne al fuoco. 4 Stava proprio seduto sotto il platano, le mani vuote ma pazienti, gli occhi leggermente acquosi fissi al grosso del paese, quando sentii la sedia cigolare straordinariamente e voltandomi vidi il nonno erto come una spada e bianco come un cencio. 5 - La nonna è ancora a letto? - mi domandò con un fil di voce
- Date
- 1978
- Type
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- Title
- Fiabe piemontesi - pag.38
- Author
- Arpino, Giovanni
- Text
- , il quale teneva alla catena un leone e un cavallo selvatico. Disse al giovane: «Un giorno dai carne ad uno e fieno all'altro, e il giorno dopo chi ha avuto carne dovrà avere fieno». Ma il novello servo sbagliò e fu cacciato, il suo posto fu preso dal secondo fratello che tuttavia sbagliò anche lui e dovette lasciare quel palazzo e quel lavoro, dove si provò il terzo. Per fortuna di quest'ultimo
- Date
- 1982
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.207
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
- Text
- Più prosaico anche se efficace, e certamente più pertinente al nostro discorso sul cibo spontaneo, il riferimento a un’immaginaria scorpacciata di carne di lepre pronunciato da Bastiàn durante una battuta di caccia e pesca lungo il fiume invernale: Son mèiz ch’ui gira ’r j’an-nji, pusau e s-ciòp der vòti fin ra lìaver ch’ra va ar galòp Bastiàn ra vig a giac, contra ra riva «Vig zà ’r siguli frizi
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.143
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- a elastico, armi giocattolo allora molto comuni tra i bambini delle campagne. La bassissima percentuale di carne presente nel magro menù delle popolazioni contadine di un tempo veniva perciò compensato con simili palliativi, in apparenza crudeli, e tuttavia conseguenti alle regole della catena alimentare presente nell’ecosistema del loro piccolo mondo agreste. Gli storni beccavano l’uva e i germogli
- Date
- 2016
- Type
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- Title
- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.63
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- «Più fortunato il laccio di Gianni del Moro un giorno sì uno no la lepre, un bel ristoro!» Lo dicevano in Società, vicino alla stufa lui lì, col pentolino, qualcosa arrostiva. Sempre stato un bracconiere, di carne ne mangia e beve, con manco una lira, solo, si arrangia: «Gianni, mangi la lepre?» Ne volete un pezzo?» «Dai, da’ qui il bicchiere!» Con la pensione fai poco. D’inverno
- Date
- 2016
- Type
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- Title
- I penultimi - pag.8
- Author
- Fenoglio, Beppe
- Text
- perché tu capisca a che punto siamo: son due settimane che il nonno non mangia carne. 3 Ora tu sai esattamente a che punto siamo. Forza, zio Gilio. Un pò di quello che hai sottomano : casse di sapone, barilotti d'anice e magari un mulo tutto intero. In questa ansiosa attesa il tuo affezionatissimo nipote...» 4 Poi cercai la zia Elsa e le domandai quanto ci voleva di francobollo per scrivere ai soldati
- Date
- 1978
- Type
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- Title
- La malora - pag.28
- Author
- Fenoglio, Beppe
- Text
- , e siccome per il vino gli ballavano gli occhi e le mani fece una legatura che quelli prima di metà strada saran dovuti scendere a rifarla. Ginotta era salita a baciare suo padre nel letto, io facevo conto che sua madre l'avesse accompagnata di sopra e cosí entrai franco in cucina per pigliarmi dei pezzi di carne avanzati e andarli a nascondere nel paglione e mangiarmeli poi nella notte o alla mattina
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- 1954
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- Title
- La malora - pag.67
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- di prenderti una servente. - che se te ne parlavo tu mi caricavi di nomi e magari di botte. Ma che uomo sei se non t 'accorgi che avevo bisogno d'una servente per tirare avanti? M'hai sempre adoperata come se fossi una macchina di ferro, ma adesso vedi che son solo di carne e d'ossa . Lui si piegò sul letto e ridendo le disse: - Ma hai paura di morire? - Son pronto a giurare
- Date
- 1954
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- Title
- La malora - pag.50
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- dere in grazia, o anche solo mettermi in vista, dal padrone del Pavaglione che era superiore anche a Tobia. E ci tirai il colpo una volta che venne su per togliersi mezza giornata d'in farmacia e s'era ricordato del cane, gli aveva portato una cartata di carne che, dopo un giro sul fuoco, ci si saremmo gettati sopra io e anche i figli di Tobia. Data un'occhiata alla terra
- Date
- 1954
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- Text
- Title
- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.214
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- fra il nostro presente e l’ambiente naturale e umano cantato nella sua poesia: Parloma nèint dl’autr’an ma ’d tèimp qué-’ndrìara mond difarèint da ist, in autra sfìara pan, carn, marlìs, pulèinta, avu ’n prufìm ausanda ’n quèrcc ’t capivi nazà ra fim! (Non parliamo dello scorso anno ma di tempi addietro/ mondo differente da questo, un’altra sfera/ pane, carne, merluzzo, polenta, avevano un profumo/ alzando
- Date
- 2016
- Type
- text
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.183
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- a cui l’aglio piace lo mette dappertutto, minestre e la pietanza lo compra dalla Monferrina e mai ne avanza. Venuta la primavera germoglia, lo mangiano lo stesso che sia verdura cotta carne o pesce delle filze, da bambini lo tenevano al collo per i vermi meglio l’aglio mandato nella pancia, per il lupo, là fermo. Ce n’è di quelli che, mangiato l’aglio, non puoi stargli vicino manco a giocare alle carte
- Date
- 2016
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- Title
- Fiabe piemontesi - pag.46
- Author
- Arpino, Giovanni
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- qua dentro ». E lui: « Fumo fumo, sento odore di carne al vapore». Ma la madre lo accarezza, gli dà qualcosa da mangiare e riesce a metterlo a letto. Alla mattina la madre del Vento si alza e pian pianino fa uscire la sposa prima che il figlio si svegli e le dà come ricordo una bella castagna avvertendola di aprirla solo in caso di necessità. La donna ringrazia e ripiglia la sua strada. Va e va
- Date
- 1982
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- Title
- Fiabe piemontesi - pag.17
- Author
- Arpino, Giovanni
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- la mia coda e piantala nel giardino: vi spunteranno tre spade. Mangia la mia carne con tua moglie e avrai tre figli. Dà le ossa alla tua cagna e avrai tre cuccioli. Dà le lische alla tua cavalla e avrai tre puledri. Pianta i miei occhi in un vaso di fiori e nasceranno tre garofani. Dopodiché seguita a pescare, avrai fortuna e diventerai un gran signore ». Di lì a tre mesi nascono tre cagnolini, di lì a nove
- Date
- 1982
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- Text
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.26
- Author
- Arpino, Giovanni
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- che aprano una finestrella nella stanza del drago, poi fatti dare un forchettone lungo, un carro di pane, carne, confetti. Va e dagliene finché ne vuole, finché muove la coda. Allora insegnagli a leggere, imparerà subito ». La ragazza obbedì, e così insegnò a leggere al drago. Vedendo questa meraviglia tutti la festeggiarono, dan- 91
- Date
- 1982
- Type
- Text
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.50
- Author
- Arpino, Giovanni
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- la mangia. Torna Tramontano e fa: « Sento odore di carne di cristiano ». La sposa lo prega: «Non mangiarmi, sono alla ricerca di mio marito, il figlio del re ». Tramontano la risparmia, anzi alla mattina le dona una mandorla dicendole di non schiacciarla se non in caso di gran bisogno. Poi la manda da suo fratello Maestrale, per aver notizie del figlio del re. Lei infila il secondo paio di scarpe di ferro
- Date
- 1982
- Type
- Text
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.15
- Author
- Arpino, Giovanni
- Text
- che la lisca le esce dalla bocca. Grate, le streghe vogliono ricambiare e trasformano la fanciulla di gesso in fanciulla di carne e ossa, la battezzano Rosafiori moglie dell’imperatore, e soltanto a chi l’avesse chiamata con questo nome la bella avrebbe risposto. Rosafiori andò al letto della madre che vedendola viva e vera subito guarì. Così fecero le nozze e Rosafiori diventò regina. Ma dopo tre o quattro
- Date
- 1982
- Type
- Text