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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.15
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- , scrollato il sale qualcosa pesava coltellaccio, mezzo merluzzo te lo tagliava. Dicono che ce ne fosse uno perfin milionario palazzi ad Alessandria, faceva l’usuraio ma questo che ho conosciuto io mangiava andando tozzo di pane, aperto un acciughino, masticare bofonchiando. Si fermava a scaldare il becco all’osteria due muffole senza dita, naso rosso che ti spia attaccato bottone coi vecchi, scarponi
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.173
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- di Tanaro uguale in questa guerra qui dopo vent’anni Giovanna a cercare i pezzi [di legno], fare la fascina raccolti i pezzi di assi in giro, ne sapevi una? E di Felicino della Filippa sapevi qualcosa? raccontano che mangiava i bachi di sua madre Cesco lo ha visto, erano ragazzi, bravate? macché, gli piacevano proprio, non sono balle. A giornate di là da Belbo sotto i mucchi di bietole prendevano i topi
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.137
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- A Castellazzo, manco un gelso, tutti i bachi tocca comprarla la foglia, cara o a buon prezzo venti lire al quintale si arriva a pagarla ti mangiava il guadagno dei bozzoli prima di farlo. Pierino ha raccontato tante volte questa storia di gente e gelsi che aspettano il suono del gloria la Siria, figlia di Giordano, ha sposato uno di Castellazzo è venuto a piangere qui da lui: «Dimmi che faccio
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.49
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- Tufein, l’Americano Una volta c’era un uomo che andava giù da un pozzo ha trovato una pietra aguzza l’ha raccolta per salsiccia... Comperando quel pezzo di terra da pagare la gente non mangiava più per non cacare. Pomodori o peperoni, d’inverno mostarda buttando là quel boccone di polenta, il gatto lo guarda. Due figlie all’onor del mondo, ereditiere allevate in timor di Dio e tutte maniere
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.23
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- la sfoglia allora, con il gatto che miagola. Mette su un ceppo, pentola, gratta la stufa andando e venendo con le mani qualcosa nascondeva: rubava gli agnolotti crudi, pelava e mangiava l’ha pagata il gatto per lui, guarda come andava. Venuto vecchio l’asino di Vurpòt bisogna fargli la festa nella pelle dei salamini ci va anche la testa sono invitati Biagino e la Crivella un bottiglione da un quarto, cento
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.61
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- l’uovo che l’indovina. La pulce, se ti fa prudere il culo, ti piacerebbe acchiapparla morderla come il cane, la scimmia, capaci di mangiarla il gatto la batte con le zampe, dietro l’orecchia quelle sulla schiena le lecca, addenta e stritola. Il gatto sul sofà è una bambola pelato, cucinato, d’inverno, una cioccolata Scarpetta ne mangiava nel mese d’agosto gli anni della guerra, prima, dopo, beveva
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.125
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- che mangiava nebbia in bicicletta partiti e arrivati al buio, l’oste era come una chiesetta oggi dalle cannelle esce benzina quei santi non servono più, come il lume a petrolio. Ma il nome Cavigiola esce ancora dalla bocca raccontando del Fascio, l’Era della gente matta viene fuori l’altra cascina, di Piccinini? No, forse Piccinelli, gente coi quattrini. Qui Giovanni sente Piccinini e parla lui scolaro
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.14
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- la tajava. Dizu na fijsa ien fin miliunari palasi Alsandia, fava l’uzurari ma ist ch’j’ó cunzì me mangiava andanda tòc ’d pan, spartì n’anciuen, mastiè zgnufanda. Fermava scaudè ’r bèc a l’ustereia du mufri sèinsa dì, naz rus ch’ut speia; tacà buton coi vègg, scarpon brit ’d tèra quintava ch’ l’ìara alpen ’nt ra Grande guèra. Fra gli ambulanti ‘foresti’ che giungevano periodicamente in paese
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.115
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- più piccole dei denti di cane le dicono berlandri, non lo so in italiano moltissime nelle Capali e in riva a Tanaro fiorivano le sue gemme, la semenza, tutti gli anni. Van bene da cucinare come la donnetta bollirle, scolare l’acqua, più amaretta la gente ne mangiava molte una volta nessun orto, stoppie o barlande uno le nota. Nascevano nelle colture, poche o tante fino ad infestare il grano di fiori gialli
- Date
- 2016
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