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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.57
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- Per mangiarle bisogna farle spurgare in un recipiente cuocendo esce la schiuma, bianca, colla estratte con la forchetta fuori dal guscio taglia il pancione e trattale come ne hai voglia. Preparato il soffritto a casa di Mìaia con le patate le cucinano al verde, con la conserva, copri le tavole infarinate le arrostivano nell’olio di semi spurgato anche quello, allora, più buono di quello che pensi
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.167
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- nel paese conoscere questo, quello, avere l’appoggio di amici piovevano qui da Alessandria, Genova, Torino gente con i parenti e gente che non conoscevi. A casa di Ammazzavacche, tutto aperto, delle torme dal treno di Cantalupo, la latta dell’olio a far cambio con qualcosa da mettere sotto i denti la micca di pane si regala, all’uomo vinto. Sia chi vuole, la fame è una bestia brutta cose che leggevi
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.125
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- alla quale gli squadristi somministrarono una buona dose di olio di ricino, tagliarono i capelli e lordarono con colori ad olio in tricolore. L’indegno episodio, purtroppo vero, avvenne nel 1923 e fu odioso anche perché l’aggressione della maestra avvenne in classe, alla presenza degli scolari atterriti e le trecce recise furono portate in trionfo per le vie cittadine, in cima ad un bastone (cfr. Basile 1964: 59; D’Urso
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.121
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- sconfisse Pisa nella battaglia della Meloria. Le galee genovesi, cariche di vogatori prigionieri, si trovarono coinvolte in una tempesta. Nel trambusto alcuni barilotti d’olio e dei sacchi di ceci si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata. Poiché le provviste erano quelle che erano e non c’era molto da scegliere, si recuperò il possibile e ai marinai vennero date scodelle di una purea informe di ceci
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.65
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- », la sedia scricchiola, l’armadio ha paura. La corda del violino è nello scaldino c’è l’anima insanguinata della gallina i pezzi nella terrina, domani è festa c’è solo di mezzo la notte, la luna è desta. Imbuto e Ciabatte sbadigliano, il vuoto della madia venute le streghe a infarinarsi la ghigna offesa Carabattola, Lisca, Tutolo Aceto e Bottiglia-d’olio ridono da porci. «La madia è vuota!» «Mettici
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.47
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- abbia il verme, ma è crivella lavora per mangiare, per la padella. Si riprendevano ’sti mesi d’inverno con delle ribotte a casa sempre verze e cavoli, che son verze due volte. La cena che han ferrato l’anno, un vino come l’olio era pieno fin sopra le orecchie. Mario nessuno ci caga nel portafoglio giusto come il proverbio, «meglio caricarlo che riempirlo». Due mani d’acciaio, la pelle conciata alle intemperie
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.107
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- alle insalate oppure cotti a vapore e poi mangiati conditi con olio e sale. Gli steli fiorali raccolti a inizio marzo, previa leggera bollitura, possono arricchire il sapore delle frittate, così come gli asparagi selvatici. Un gustoso esempio di utilizzo in campo culinario viene citato nei versi dove la borragine veniva messa in tavola insieme a un altro cibo povero della tradizione, la polenta, pure
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.155
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- da testimoni. Li friggevano nella padella, come i funghi piopparelle col grasso del maiale, o dell’oca, risparmi l’olio buoni rosolati, ingialliti, meglio delle cipolle da allargare occhi e bocca come babbei. Raccontava della sua stalla, di suo padre ancora vivo davano il bianco due volte all’anno, pulito come un piatto i vicini sempre là a scaldarsi, Carlino, Lorenzo Tida e Morone, quanti
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.181
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- , vuoi che si raccolga? piante più nessuna, morte persino le pernici la strada coperta di insetti, un flagello da avviso. Torniamo alle storie dell’aglio con le bagnecaude in tutte le case, di inverno il freddo lo riscaldi vino giusto fatto dalla tua vigna, una medicina dover rimpiangere un mondo divenuto peste assassina? Spicchio d’aglio, due acciughe, olio, una friggitina condite polente grandi come la luna
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.120
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- , oltre che in appositi locali e panetterie. Viene preparata con farina di ceci, acqua, sale e olio extravergine di oliva. Piatto italiano tipico di Genova, città dove prende il nome di fainà, è nota anche a Pisa come cecìna, e a Livorno come torta. 40 r0784. Copia di testo dattiloscritto su foglio A4, s.d. (ma 1989). Dodici quartine di endecasillabi a rima baciata. 118
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.210
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- / le cucinano al verde, con la conserva, copri le tavole/ infarinate le arrostivano nell’olio di semi/ spurgato anche quello, allora, più buono di quel che pensi./ Se ne avevi poche le mangiavi cotte alla brace/ piazzarle con le molle gridano, fanno la razza/ un pizzico di sale e sono buone da bisboccia/ dopo le semine, con gli amici, per bere una volta) 26. Erbe commestibili raccolte dalle donne
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.208
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- fini cipolla e aglio messi dentro/ richiedevano una goccia d’olio e un pezzo di burro/ solo a rigirarli nel piatto il cuore si riempiva./ Ancora più buoni arrostiti, croccanti di farina/ un gusto da perdere le bave, fegato di gallina/ di polenta calda cotta nella brace/ profumo che non senti più, l’appetito lo annusa.) 21. Se poi eventi tragici come la guerra potevano spingere gli uomini non solo
- Date
- 2016
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