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- Dalla terra alla tavola (parte 1). Abbandonare un sistema economico fallimentare per l'uomo
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- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca, Abisso Matinella, Lidia
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- Dalla terra alla tavola (parte 1). Abbandonare un sistema economico fallimentare per l'uomo. Gianluca Zanetta L'agricoltura una risorsa per il Piemonte Gianluca Zanetta Da un modello economico industriale malato all'agricoltura Gianluca Zanetta Ristrutturare un cascinale per preservare e valorizzare un territorio Gianluca Zanetta Capre, fassone e agricoltura intensiva per una produzione completa
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- 2015
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- MovingImage
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.109
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- Gatto che miagola, tavola pronta, bisogna fare cena fai quasi come le galline, di notte bisogna dargliene con ’sta televisione dormi guardandola una volta c’erano le stalle per vegliare, lavorando. Morto il marito in casa sei sola, il figlio sta in Alessandria un pezzo di orto e due galline, legna per il fuoco soddisfazione quattro chiacchiere alla bottega la messa e il cimitero, quell’idea
- Date
- 2016
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- La malora - pag.26
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- Fenoglio, Beppe
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- e due sue sorelle cogli uomini e i bambini, portarono a Ginetta i loro regali dentro delle scatole da scarpe. Io avevo paura, con un affanno che mi guastò la cerimonia giú a Trezzo, paura che con tutta quella gente invitata non ci fosse a tavola un posto anche per me, che non ero parente ma solo servitore, e mi ficcassero in un buco dove potevo anche essere qualche volta dimenticato invece si strinsero
- Date
- 1954
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.99
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- più il bene e il male, l’uomo dove sia. Racconta Gianino che conservavano il pane di Natale per le bestie, tanto come l’ostia, del pane normale la micca andava rotta prima di riporla rimasta sulla tavola, col desinare, guai a prenderla. «Non toccarlo che è il pane di Natale» ti dicevano Medeo si ricorda sì, come gli credevano tempo dell’altra guerra ancora, pane bianco, tentava mangiavano l’altro nero
- Date
- 2016
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- I penultimi - pag.21
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- Fenoglio, Beppe
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- : « Per l'ultima volta, togliti di mezzo, cretino ». 24 Come i miei due zii si avventavano l'un contro l'altro, mi svegliai. [VI] 1 In qualunque ora del pomeriggio potevi passare davanti alla nonna come davanti a una statua. Potevi passare fischiettando o scalciando le gambe della tavola, lei non trasaliva, non arricciava una palpebra. Quel pomeriggio le passai davanti in punta di piedi
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- 1978
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- I penultimi - pag.11
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- Fenoglio, Beppe
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- Fenoglio state scendendo a vista d'occhio. Non siete più la famiglia d'una volta e ti dirò che questo mi conforta. - Bel modo di volerci bene, - dissi io. 7 - Si, mi conforta che decadiate sempre più, - proseguì lui sempre più appassionato, - perché si arriverà a un punto che le carte saranno tutte in tavola e tutte scoperte. E quando tuo nonno condurrà per mano Elsa in cortile, digiuna
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- 1978
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- La malora - pag.75
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- Fenoglio, Beppe
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- diversità tra me e lui, e a tavola quasi ci spiava come se avesse paura che ci parlassimo con gli occhi; in piú, sovente parlava di Fede con suo fratello forte apposta perché sentissi anch'io, e diceva delle cose che per Fede come donna potevano essere dei complimenti ma che me mi ferivano dentro. Però una bella sera riuscii a portarmela da parte, una sera che Tobia e Jano erano andati a Torretta
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- 1954
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- La malora - pag.39
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- Fenoglio, Beppe
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- nostra nonna e poi nostro nonno. I due vecchi erano seduti a tavola, ma non stavano contandosela; alla grigia cascava la testa e i rari momenti che la teneva su allora guardava di storto il suo uomo. Mio padre sapeva, come tuti a Monesiglio, perché le cascava la testa, e non c'era niente di straordinario che a quell'ora fosse già piena perché era passato vespro. Il vino gliel'avevano tolto
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- 1954
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- La malora - pag.31
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- Fenoglio, Beppe
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- . Difatti. non l'ho piú visto vivo, e neanche Emilio, quantunque fosse arrivato un paio d'ore prima di me, lui aveva trovato un biroccio che l'aveva portato da Serravalle fino al passo della Bossola. Restai un po' solo con mio padre e poi scesi. Domandai a mia madre se aveva da parte i soldi per la sepoltura, ma lei mi disse che non n'aveva neanche per far cantare il prete e allora misi sulla tavola
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- 1954
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- La malora - pag.22
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- Fenoglio, Beppe
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- perché avremmo una buona volta allungato le gambe sotto una tavola che meritava. Come tutti su quella langa, io facevo Amabile l'uomo di Ginetta. Difatti i suoi di lei avevano dato licenza al sensale di quello d'Agliano e solo pi il sensale d'Amabile si faceva vedere al Pavaglione, ma erano le sue ultime visite; era già un po' di feste che dopo messa Amabile ac- compagnava Ginetta davanti
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- 1954
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- La malora - pag.40
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- Fenoglio, Beppe
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- hanno già famiglia, e una ha perfino preso un capitano di mare di Savona, saprai anche questo. Ebbene, tutto come per le altre tre . È venuta l'ora anche di Melina. Cosa abbiamo fatto per le altre tre lo faremo per Melina, e di cuore. La vecchia si alzò, tenendosi abbrancata alla tavola come se si vedesse sull'orlo d'una rocca, ma Biestro l'obbligò a rimettersi giú, le domandò cosa
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- 1954
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- La malora - pag.80
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- Fenoglio, Beppe
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- che ci sia a Castino. Io ero rimasto come un vitello dopo la prima mazzata. Che m'abbia portato in giro e che abbia voluto solo passare il tempo mentre stava da servente, nessuno me lo farà mai entrare. Piuttosto, presa alla sprovvista, abituata a chinar sempre la testa e senza me vicino che potessi darle la foza di rivoltarsi una volta per tutte, nella paura d'esser legata alla gamba della tavola
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- 1954
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- Fiabe piemontesi - pag.4
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- Arpino, Giovanni
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- LE METAMORFOSI Il figliuolo del re, maiale C’era una volta un re che aveva un figlio, e costui di giorno era un maiale e di notte un bel cavaliere. Arrivò ai vent'anni e se ne stava sempre in fondo al palazzo, dov'era nutrito come un uomo. Un giorno il re, a tavola, sente tremare l'intero palazzo, un tremolio da terremoto. I servitori, accorsi a vederne la ragione, scoprirono
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- 1982
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.197
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- Il torchio in piazza della Gambarina «La micca del tuo pane, goccia del tuo vino tu sai quel che bevi e mangi con nessun veleno» «Far colazione con dell’uva che ti ride in faccia fresca di rugiada della notte che il sole si mangia». Preparàte botti bigonce e damigiane riempite d’uva le cavagne, grappoli e acini tenuta da parte per mangiarla quella da tavola il resto le gambe pestano e pigiano
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- 2016
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- Dalla terra alla tavola (parte 2). La cipolla di Cureggio e Fontaneto, un'utopia che diventa realtà
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- Porporato, Davide, Ghiardo, Luca, Abisso Matinella, Lidia
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- Dalla terra alla tavola (parte 2). La cipolla di Cureggio e Fontaneto, un'utopia che diventa realtà. Gianluca Zanetta Cureggio antica realtà contadina Gianluca Zanetta Valorizzare la cipolla locale attraverso il progetto dei Presìdi Slow Food Gianluca Zanetta Una tesi di laurea sulla cipolla Gianluca Zanetta Storia della cipolla Gianluca Zanetta Il recupero della pianta, la costruzione
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- 2015
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- MovingImage
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.14
- Author
- Arpino, Giovanni
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- , ma io stavo solo dietro l’uscio a guardare. A loro mille piatti di fritti e soffritti, a me soltanto un uovo derelitto. Rosafiori moglie dell'imperatore C’era una volta una gran dama senza figli e molto soffriva di non avere un ragazzo o una bambina. Ogni volta che si metteva a tavola sospirava: « Ah, se avessi accanto a me una ragazzina, quanto sarei contenta » Passò un giorno un figurinaio
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- 1982
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- Text
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.15
- Author
- Arpino, Giovanni
- Text
- mesi il marito la rimandò a casa da sua madre, perché la sposa non parlava, non avendola lui mai chiamata Rosafiori moglie dell’imperatore. Mandata via lei, il principe ne cerca un’altra e trova la sua nuova sposa nella figlie d’un re d’un paese lontano. Nel giorno delle nozze la madre del principe dice che non sarebbe andata a tavola se parte dei cibi non fossero stati mandati alla prima sposa
- Date
- 1982
- Type
- Text
- Title
- Fiabe piemontesi - pag.42
- Author
- Arpino, Giovanni
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- l'ordine "apparecchia" subito si ricopre di dolci, arrosti, vini». Il giovane prende la tovaglia, e dopo un po' di strada si ritrova a quell'osteria, confida alla padrona di non dire la parola « apparecchia » a quella tovaglia, altrimenti capiteranno un sacco di guai. Ma la padrona di nascosto piglia la tovaglia, le dice «apparecchia» ed ecco che si trova in tavola arrosti, vini
- Date
- 1982
- Type
- Text
- Title
- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.116
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- di ortaggi: insalate, rapanelli, patate, asparagi… Ma anche piante da frutto qua e là e, di fronte a casa, l’immancabile pergolato con l’uva da tavola. Cesco ama la terra e, come una formica operosa, non è mai fermo. Lavorare la terra richiede amore, cura, dedizione, fatica: la terra va vangata, concimata, rastrellata, sarchiata… Ma i tempi cambiano, anche il paese non è più lo stesso: scomparsi i vecchi
- Date
- 2016
- Type
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