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Title
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La malora - pag.26
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Author
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Fenoglio, Beppe
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e due sue sorelle cogli uomini e i bambini, portarono a Ginetta i loro regali dentro delle scatole da scarpe. Io avevo paura, con un affanno che mi guastò la cerimonia giú a Trezzo, paura che con tutta quella gente invitata non ci fosse a tavola un posto anche per me, che non ero parente ma solo servitore, e mi ficcassero in un buco dove potevo anche essere qualche volta dimenticato invece si strinsero
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Date
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1954
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Title
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La malora - pag.49
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Author
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Fenoglio, Beppe
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e Baldino, ma io mi guardavo solo me, che poi non avevo il compenso della roba. Il mangiare era nella quantità di prima, solo a me sembrava sempre piú scarso perché mi trovavo in crescenza di corpo e di fatica. Fu in quell'epoca che rubai il salame: non avevo mai avuto tanta fame e un'occasione cosí, con nessuno in cucina e sulla tavola un culettino di salame che forse la padrona pensava
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Date
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1954
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Title
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La malora - pag.40
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Author
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Fenoglio, Beppe
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hanno già famiglia, e una ha perfino preso un capitano di mare di Savona, saprai anche questo. Ebbene, tutto come per le altre tre . È venuta l'ora anche di Melina. Cosa abbiamo fatto per le altre tre lo faremo per Melina, e di cuore. La vecchia si alzò, tenendosi abbrancata alla tavola come se si vedesse sull'orlo d'una rocca, ma Biestro l'obbligò a rimettersi giú, le domandò cosa
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Date
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1954
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Title
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La malora - pag.80
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Author
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Fenoglio, Beppe
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che ci sia a Castino. Io ero rimasto come un vitello dopo la prima mazzata. Che m'abbia portato in giro e che abbia voluto solo passare il tempo mentre stava da servente, nessuno me lo farà mai entrare. Piuttosto, presa alla sprovvista, abituata a chinar sempre la testa e senza me vicino che potessi darle la foza di rivoltarsi una volta per tutte, nella paura d'esser legata alla gamba della tavola
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Date
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1954
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Title
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Fiabe piemontesi - pag.5
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Author
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Arpino, Giovanni
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Passano due o tre mesi, ancora il palazzo trema per una scossa di terremoto, era di nuovo il figlio del re che vuole pigliar moglie e pretende un'altra figlia del mugnaio. Costei rimase incerta, lì per lì, ma poi accettò di sposarlo. Di nuovo a tavola per le nozze, ecco il maiale che vuole ficcar il muso dappertutto, ed ecco la regina sposa che con forchettate gli fa tanti sfregi sul muso
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Date
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1982
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Title
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Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.143
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Author
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Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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a questo, poi a quello, non sbagliano mai becco una volta?» Gli uccelli un raccolto come un altro della fame arretrata arrostiti, ben cucinati, altro che frittura «polenta e uccelletti!», festa grossa non uno a tavola con le mani in grembo. Figurati dei bambini stufi delle rape guardano nel piatto, uno dell’altro, come il cane con le bave succhiavano gli ossi, si leccavano le dita, muggivano mentre sui coppi le madri piangevano
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Date
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2016
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Title
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Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.129
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Author
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Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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e denari. Ordinano il bollito, lui e Mario del Plicon pane e bagnetto, bagnetto e pane, vino buono Ernesta un donnone grosso, fa conto Tognina perdeva la crocchia, esclama, ride, piange perfino. Mai visto mangiare così, due tipi da scommessa butta in tavola il piatto, coltello: «Prendete, tagliate spesso!» un quarto di una coscia, grande come le sue tette coi gatti attorno che ti miagolano le briciole
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Date
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2016
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Title
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Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.115
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Author
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Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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al mondo, là in fondo al mondo, distanza. Pianta infestante, ma buona per la tavola, oggi non viene più eliminata con le estirpazioni ma con i moderni diserbanti, per cui risulta difficile considerarla commestibile qualora continuasse a crescere su terreni alterati dai veleni chimici. Dopo alcune amare riflessioni sugli effetti negativi della modernità, la parte finale della poesia si chiude con quartine
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Date
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2016
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Type
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Title
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Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.41
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Author
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Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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che accompagnava l’arrivo sulla tavola della carne di maiale sotto forma di salami, salamini, salsicce, cotechini. Il poeta conosce per esperienza diretta quel mondo della penuria e della sobrietà contadina, per cui non compie celebrazioni fasulle dei ‘buoni cibi d’una volta’, ma chiude la poesia con un brusco richiamo alla memoria storica: non idealizziamo il passato contadino che voleva dire
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Date
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2016
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Type
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text