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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.109
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- Gatto che miagola, tavola pronta, bisogna fare cena fai quasi come le galline, di notte bisogna dargliene con ’sta televisione dormi guardandola una volta c’erano le stalle per vegliare, lavorando. Morto il marito in casa sei sola, il figlio sta in Alessandria un pezzo di orto e due galline, legna per il fuoco soddisfazione quattro chiacchiere alla bottega la messa e il cimitero, quell’idea
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- 2016
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- La malora - pag.26
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- Fenoglio, Beppe
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- e due sue sorelle cogli uomini e i bambini, portarono a Ginetta i loro regali dentro delle scatole da scarpe. Io avevo paura, con un affanno che mi guastò la cerimonia giú a Trezzo, paura che con tutta quella gente invitata non ci fosse a tavola un posto anche per me, che non ero parente ma solo servitore, e mi ficcassero in un buco dove potevo anche essere qualche volta dimenticato invece si strinsero
- Date
- 1954
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- Title
- I penultimi - pag.21
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- Fenoglio, Beppe
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- : « Per l'ultima volta, togliti di mezzo, cretino ». 24 Come i miei due zii si avventavano l'un contro l'altro, mi svegliai. [VI] 1 In qualunque ora del pomeriggio potevi passare davanti alla nonna come davanti a una statua. Potevi passare fischiettando o scalciando le gambe della tavola, lei non trasaliva, non arricciava una palpebra. Quel pomeriggio le passai davanti in punta di piedi
- Date
- 1978
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- Title
- I penultimi - pag.11
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- Fenoglio state scendendo a vista d'occhio. Non siete più la famiglia d'una volta e ti dirò che questo mi conforta. - Bel modo di volerci bene, - dissi io. 7 - Si, mi conforta che decadiate sempre più, - proseguì lui sempre più appassionato, - perché si arriverà a un punto che le carte saranno tutte in tavola e tutte scoperte. E quando tuo nonno condurrà per mano Elsa in cortile, digiuna
- Date
- 1978
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- Title
- La malora - pag.35
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- Fenoglio, Beppe
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- imbarazzava anche loro. Ci levammo da tavola che per la stagione era già tardi, il cielo metteva freddo nel filo della schiena a solo guardarlo da dietro i vetri, e si leggeva in faccia a tutti i nostri parenti il disgusto di dover far strada fino a casa per quelle langhe crude. Nostra madre voleva rifare il giro del caffè, ma non la lasciarono e dopo averci baciati uno per uno sulle guance montarono
- Date
- 1954
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- Title
- La malora - pag.22
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- perché avremmo una buona volta allungato le gambe sotto una tavola che meritava. Come tutti su quella langa, io facevo Amabile l'uomo di Ginetta. Difatti i suoi di lei avevano dato licenza al sensale di quello d'Agliano e solo pi il sensale d'Amabile si faceva vedere al Pavaglione, ma erano le sue ultime visite; era già un po' di feste che dopo messa Amabile ac- compagnava Ginetta davanti
- Date
- 1954
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- Title
- La malora - pag.49
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- e Baldino, ma io mi guardavo solo me, che poi non avevo il compenso della roba. Il mangiare era nella quantità di prima, solo a me sembrava sempre piú scarso perché mi trovavo in crescenza di corpo e di fatica. Fu in quell'epoca che rubai il salame: non avevo mai avuto tanta fame e un'occasione cosí, con nessuno in cucina e sulla tavola un culettino di salame che forse la padrona pensava
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- 1954
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- Title
- La malora - pag.40
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- hanno già famiglia, e una ha perfino preso un capitano di mare di Savona, saprai anche questo. Ebbene, tutto come per le altre tre . È venuta l'ora anche di Melina. Cosa abbiamo fatto per le altre tre lo faremo per Melina, e di cuore. La vecchia si alzò, tenendosi abbrancata alla tavola come se si vedesse sull'orlo d'una rocca, ma Biestro l'obbligò a rimettersi giú, le domandò cosa
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- 1954
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- La malora - pag.80
- Author
- Fenoglio, Beppe
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- che ci sia a Castino. Io ero rimasto come un vitello dopo la prima mazzata. Che m'abbia portato in giro e che abbia voluto solo passare il tempo mentre stava da servente, nessuno me lo farà mai entrare. Piuttosto, presa alla sprovvista, abituata a chinar sempre la testa e senza me vicino che potessi darle la foza di rivoltarsi una volta per tutte, nella paura d'esser legata alla gamba della tavola
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- 1954
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- Fiabe piemontesi - pag.5
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- Arpino, Giovanni
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- Passano due o tre mesi, ancora il palazzo trema per una scossa di terremoto, era di nuovo il figlio del re che vuole pigliar moglie e pretende un'altra figlia del mugnaio. Costei rimase incerta, lì per lì, ma poi accettò di sposarlo. Di nuovo a tavola per le nozze, ecco il maiale che vuole ficcar il muso dappertutto, ed ecco la regina sposa che con forchettate gli fa tanti sfregi sul muso
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- 1982
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- Fiabe piemontesi - pag.4
- Author
- Arpino, Giovanni
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- LE METAMORFOSI Il figliuolo del re, maiale C’era una volta un re che aveva un figlio, e costui di giorno era un maiale e di notte un bel cavaliere. Arrivò ai vent'anni e se ne stava sempre in fondo al palazzo, dov'era nutrito come un uomo. Un giorno il re, a tavola, sente tremare l'intero palazzo, un tremolio da terremoto. I servitori, accorsi a vederne la ragione, scoprirono
- Date
- 1982
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- Fiabe piemontesi - pag.14
- Author
- Arpino, Giovanni
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- , ma io stavo solo dietro l’uscio a guardare. A loro mille piatti di fritti e soffritti, a me soltanto un uovo derelitto. Rosafiori moglie dell'imperatore C’era una volta una gran dama senza figli e molto soffriva di non avere un ragazzo o una bambina. Ogni volta che si metteva a tavola sospirava: « Ah, se avessi accanto a me una ragazzina, quanto sarei contenta » Passò un giorno un figurinaio
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- 1982
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- Fiabe piemontesi - pag.65
- Author
- Arpino, Giovanni
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- », ancora una volta. La terza volta torna a dirle: « Filomena, prendi i tuoi bambini e va avanti ». Allora lei fa per prendere questi bambini, e subito le rispuntano le braccia. Afferra i bambini, uno di qua e uno di là, e va, e a forza di andare trova una capanna. Dentro la capanna c'è una tavola, con un lettino. Mette qui i due bambini, e dopo due o tre ore arriva una capra, salta sul lettino, dà
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- 1982
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.143
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- a questo, poi a quello, non sbagliano mai becco una volta?» Gli uccelli un raccolto come un altro della fame arretrata arrostiti, ben cucinati, altro che frittura «polenta e uccelletti!», festa grossa non uno a tavola con le mani in grembo. Figurati dei bambini stufi delle rape guardano nel piatto, uno dell’altro, come il cane con le bave succhiavano gli ossi, si leccavano le dita, muggivano mentre sui coppi le madri piangevano
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.29
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- per riposarsi la tavola pronta per rifocillarsi. di baccelli, scossa nelle mani dei bambini, suonava come un tirso dei Coribanti ed ecco che, emergendo spontaneamente da chissà quale arcaica rimembranza culturale, scattava l’associazione con le anime dei morti che stanno sotto terra, al livello delle radici, e presiedono alla fertilità (divu ch’ j’è ’r j’anmi ’ndrèinta, ’vrivu sèinti / ra rèiz cicia sut tèra
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.47
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- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- sul pianale di un carro, ne aumentavano la portata (di fieno, fascine, covoni o letame). Dire perciò a uno che era carià bercan-ni e stantarùari, significa che era pieno, sazio, stracolmo all’inverosimile. Uomo di fatica, temprato alle intemperie, aduso ad ogni sforzo fisico, Mario nutre un’avversione particolare verso gli ortaggi, tipo zucchine e verze, per la loro eccessiva presenza sulla tavola
- Date
- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.129
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- e denari. Ordinano il bollito, lui e Mario del Plicon pane e bagnetto, bagnetto e pane, vino buono Ernesta un donnone grosso, fa conto Tognina perdeva la crocchia, esclama, ride, piange perfino. Mai visto mangiare così, due tipi da scommessa butta in tavola il piatto, coltello: «Prendete, tagliate spesso!» un quarto di una coscia, grande come le sue tette coi gatti attorno che ti miagolano le briciole
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- 2016
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- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.107
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- alle insalate oppure cotti a vapore e poi mangiati conditi con olio e sale. Gli steli fiorali raccolti a inizio marzo, previa leggera bollitura, possono arricchire il sapore delle frittate, così come gli asparagi selvatici. Un gustoso esempio di utilizzo in campo culinario viene citato nei versi dove la borragine veniva messa in tavola insieme a un altro cibo povero della tradizione, la polenta, pure
- Date
- 2016
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- Title
- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.79
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- , di lotte quotidiane per riuscire a campare con le famiglie numerose d’una volta, ma la polenta e il pane sulla tavola di tutti i giorni erano, in tutti i sensi, la salvezza: pre ’r bìastji e pre i cristian ch’ j’andavu a mesa / tèimp da pulèinta bon-na, ’r pan listesa. I primi due versi della poesia non si comprenderebbero senza la spiegazione che il poeta concede nell’ultima quartina, dove la strana
- Date
- 2016
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- text
- Title
- Fame e Abbondanza in cinquantacinque poesie di Giovanni Rapetti - pag.115
- Author
- Castelli, Franco, Emina, Antonella, Milanese, Piero
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- al mondo, là in fondo al mondo, distanza. Pianta infestante, ma buona per la tavola, oggi non viene più eliminata con le estirpazioni ma con i moderni diserbanti, per cui risulta difficile considerarla commestibile qualora continuasse a crescere su terreni alterati dai veleni chimici. Dopo alcune amare riflessioni sugli effetti negativi della modernità, la parte finale della poesia si chiude con quartine
- Date
- 2016
- Type
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